Al sorgere dell'alba

(da Tigre)

 

Al sorgere dell'alba

 

 

l castra riposava, avvolto dal silenzio più totale, anche le sentinelle sembravano assopite, eppure sapevo bene che erano li pronte ed allerta, tutto taceva, tutto era tranquillo, eppure all'indomani si sarebbe nuovamente scesi sui campi di battaglia, ci aspettavano duri scontri, avremmo dovuto ricacciare i nostri nemici fino indietro fino a farli rintanare nelle loro fortificazioni, ed a quel punto avremmo dovuto cingerle d'assedio e scacciarli anche da quel loro ultimo baluardo, non era un impresa facile, lo sapevamo tutti e sono certo che in molti come me erano li sdraiati sui propri giacigli intenti in simili pensieri.

Un improvviso rumore mi riportò alla realtà che mi circondava, passi, frenetici ed il pesante respiro di chi ha compiuto un grande sforzo, la mia tenda non era molto lontana da quella del nostro comandante e potei chiaramente udire alcune parole che il nuovo arrivato stava scambiando con lui, sembrava impossibile, eppure il tono dell'uomo era serio, ero tentato di saltare fuori con le armi in pugno, ma sapevo bene che sarebbe stato il nostro generale a decidere il da farsi, non passarono che pochi istanti prima che lo sferragliare delle loriche si facesse sentire, erano in pochi ma sapevo bene che quell'esiguo drappello sarebbe stato capaci di fermare un armata, li conoscevo tutti, erano considerati i più abili tra i legionari, fra di essi vi erano i capitani dei vari manipoli che componevano il nostro esercito ed altri erano veterani di molte campagne, mi sentivo piccolo a loro confronto, niente più che una mosca di fronte ad un elefante, ma sapevo che loro avrebbero dovuto svolgere un arduo compito quella notte.

Passarono alcune ore, ero ancora steso sul mio giaciglio, sapevo che ormai l'ora dei combattimenti non era molto lontana, il mio buon senso mi diceva di chiudere gli occhi ed abbandonarmi al sonno, eppure quelle fugaci parole che avevo strappato al colloquio tra l'esploratore ed il nostro comandante mi avevano turbato, improvvisamente un figura si affaccio nella mia tenda, non impiegai molto a riconoscerla, era il Fasciato, il comandante della nostra leggera, un uomo che negli anni avevo avuto modo di apprezzare, era stato lui parecchi anni prima a condurmi di fronte alla legione per rispondere alla chiamata, ora veniva di nuovo da me per condurmi nel luogo che per noi tutti è sacro, lo seguii senza fare obbiezioni, sapevo il motivo per cui eravamo stati destati, e non mi meravigliai di trovare al mio fianco gli altri veterani della legione, tutti uomini con cui avevo diviso svariati inverni e molte battaglie.

Molti di quelli che erano con me non immaginavano a cosa fosse dovuto tutto quel movimento, avevano sentito il drappello uscire dall'accampamento alcune ore prima ma ne ignoravano il motivo, io invece sapevo, il mio cuore si strinse quando incontrando lo sguardo dell'uomo che ci stava guidando al tempio ebbi la conferma della gravità di ciò che era accaduto, tacqui, non potevo crederci, chi aveva potuto osare tanto.

Giungemmo al luogo sacro, i veterani anziani erano tutti lì, alcuni attesero fuori facendo la guardia all'ingresso, ulteriore conferma che tutto quello che avevo sentito corrispondeva a verità. La voce del nostro comandante si sollevò dalle tenebre, mise tutti i presenti a conoscenza dell'accaduto, molti restarono interdetti, subito io ed altri ci offrimmo volontari per passare la notte a protezione di quel luogo che tanto significava per tutta la legione, vidi l'orgoglio riflesso negli occhi del nostro generale, ma un velo di preoccupazione coprì quello sguardo, non rimanevano che poche ore a separarci dai combattimenti, se noi veterani fossimo rimasti lì per tutta la notte all'indomani la stanchezza avrebbe pesato su di noi, lessi nei suoi occhi la rassegnazione quando ordinò di abbandonare quel luogo portando in salvo il possibile, stavamo chinando il capo, eppure sapevo che la nostra vendetta non sarebbe tardata a giungere.

 

Di nuovo riposavo, ero seduto vicino ad un focolare, la druida mandata a noi dal saggio Viriolix aveva da poco terminato i suoi riti e noi tutti eravamo stanchi e provati dalle molte battaglie che il giorno appena trascorso aveva visto svolgersi, avevamo sfogato sui nostri nemici l'ira per l'ignobile atto della sera precedente, eppure la guerra non era conclusa, sapevamo che ancora scontri ci attendevano al sorgere del sole, avevamo ottenuto un considerevole vantaggio, eravamo riusciti ad espugnare le loro fortificazioni ed avevamo assetato pesanti colpi al loro morale, ma non si erano abbattuti e ci avevano dato molto filo da torcere nelle selve dove si erano svolti parte dei combattimenti, i giovani non ancora abituati a regimi tanto forzati sembravano essere sull'orlo di crollare per la stanchezza, ma io ed altri cercavamo di tenerli svegli, quella sera per molti di loro sarebbe stata indimenticabile, l'ordine giunse e noi veterani ci incamminammo lasciando il campo popolato solo dai novizi e dalle reclute, giungemmo al luogo e nelle tenebre attendemmo che come era usanza il Fasciato portasse i giovani al cospetto della legione, attendemmo ed infine giunsero, i loro volti erano segnati dalla stanchezza e dalle ferite riportate durante la giornata di scontri, fra di essi i miei occhi ne individuarono due, ero certo che non si sarebbero tirati indietro, li avevo visti combattere con ardore, erano stati assegnati al mio stesso manipolo, facevano parte della scorta personale del nostro duce, uno era un ragazzo ancora molto giovane, probabilmente non aveva neanche l'età per essere un guerriero, ma era da tempo che seguiva la legione, ricordo di averlo trovato li gia quando fui reclutato io, aveva dimostrato costanza e fede incrollabili ed ora era finalmente stato premiato concedendogli di prendere parte alla battaglia, onore che aveva dimostrato di meritare ampiamente; l'altro, o meglio l'altra, era una ragazza, non so dire con quale ardire il nostro comandante avesse accettato una donna tra le nostre schiere, nessuno si sarebbe mai aspettato che una fanciulla e per di più così giovane sarebbe potuta sopravvivere ad un singolo scontro, eppure era li, non aveva nelle braccia una gran forza, eppure aveva dato prova di coraggio e di dedizione, durante tutta la giornata non aveva mai smesso di combattere, non una sola volta era indietreggiata o aveva abbandonato il fianco del nostro comandante, più volte mi ero trovato spalla a spalla con lei, sapevo che per quei due come per tutti gli altri quella sera sarebbe stato un grande onore, eppure stranamente ero io a sentirmi onorato di essere li, loro probabilmente non avevano idea degli avvenimenti della notte prima, eppure ero certo che un giorno sarebbero stati proprio loro a farsi onere nel difendere la legione, davanti a me in fila ordinate i giovani attendevano il loro turno, questa è la legione, attesa dedizione e fede nei propri compagni; questo è un legionario, colui che nelle situazione più tribolate dimostra incrollabile orgoglio e forza di volontà.

 

L'alba giunse ancora, ed ancora una volta la legione rispose.

 

Nuovi volti giungeranno al cospetto di Marte, veterani cadranno sui campi di battagli e nuove leve prenderanno il loro posto, ma nulla avrà termine fintanto che un solo legionario avrà sangue nelle vene.